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Ossessione dimensione

di Simone Filippetti

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3 dicembre 2009

Size does matter, le misure contano. Eccome. Perché il pene non è cosa da poco. Ne sapeva qualcosa Frank T.J. Mackey, il profeta del machismo interpretato da Tom Cruise nel film Magnolia. Qui, però, non siamo a Hollywood. Ma nello studio del professor Riccardo Vaccari: in pieno centro di Milano, uno stabile elegante dei primi del Novecento a due passi dal Tribunale. Il via vai di uomini è costante, ma schivo e riservato. Perché chi bussa a questa porta un po' si vergogna: deve ammettere misure inadeguate, malfuzionamento o disturbi dell'organo che è l'ossessione dell'homo italicus e l'emblema della virilità.
Tutta la civiltà mediterranea è permeata dalla fallocrazia. All'origine del mondo, Zeus si ribellò a Crono dando vita alla stirpe degli uomini e lo fece evirando i genitali del padre con una falce. Nonostante siano passati millenni, la cultura popolare di ogni giorno è permeata dall'immagine del pene e la società reale è subdolamente imperniata sull'organo anatomico.
Lo studio del professor Vaccari, un affabile e piacente signore di mezza età, è un qualcosa a metà tra il set di un film di Tinto Brass, con disegni, sculture e statue di falli che sbucano ovunque, e l'algido rigore scientifico delle centinaia di attestati appesi alle pareti, che costellano la pluripremiata carriera di un luminare internazionale dell'urologia e dell'andrologia. Per capire l'Italia psico-sessuale del 2009 bisognerebbe ricordare un libricino uscito vent'anni fa, oggi dimenticato ma assai profetico, dal titolo Il porno. Miti per il XX secolo del saggista Robert Stoller.

Professor Vaccari, tutti vogliono diventare emuli di Rocco Siffredi?
«La società è molto più aperta di un tempo. L'adeguatezza sessuale è un problema di cui si parla in famiglia e che si può risolvere andando dal medico come per un'influenza. È una rivoluzione socio-culturale per un Paese dalla cultura fortemente bigotta e dominata dalla sessuofobia del cattolicesimo. Le faccio un esempio: una volta si è presentato un padre che accompagnava il figlio affetto da una malformazione genitale. Poi, finita la visita, quel genitore mi prese da parte rivelandomi che lui stesso soffriva dello stesso difetto che l'ha costretto a non godere della sua vita sessuale come avrebbe voluto e desiderato. Perché ai suoi tempi non si parlava di certe cose e non c'erano nemmeno dottori specializzati. Questo signore ha passato tutta la vita soffrendo per una menomazione, fisica e psicologica. E non voleva per il figlio un destino analogo».

Chi è il suo paziente-tipo?
«Tantissimi giovani. Colpa dello stile di vita: fumo, alcol, droghe. Non è il playboy incallito che vuole aumentare la sua potenza sessuale. All'80 per cento i miei pazienti sono uomini con una relazione di coppia che vuole un rapporto sessuale felice. A mandarlo da me, nella maggior parte dei casi, è la compagna, moglie, fidanzata o amante che sia. Poi c'è una minoranza di single».

Quanti le chiedono di diventare superdotati?
«Solo una piccola percentuale soffre di dimensioni palesemente insufficienti: direi che un terzo dei pazienti, la fetta più grossa, soffre di impotenza, poi una percentuale pressoché analoga del 20 per cento soffre di eiaculazione precoce, o di malformazioni all'apparato genitale, per lo più incurvamento, o di pene piccolo».

A comandare, comunque, sembra di capire, sono le donne. Altro che superiorità del macho latino…
«In effetti le cose stanno un po' così. Colpa delle donne se gli uomini si sentono insicuri e inadeguati. L'emancipazione, anche e soprattutto sessuale, ha portato la donna a essere più esigente, a pretendere anche un'autoaffermazione nel piacere. Basti pensare al fenomeno, tipicamente post-moderno e occidentale, del turismo sessuale femminile. Impensabile fino a pochi anni fa. Oggi le mete del big bamboo sono argomenti da ufficio su cui si fa anche ironia. Inutile negarlo: nella società attuale sono le donne che scelgono il loro partner. E sono esigenti: per cui se il compagno non è percepito come adeguato, gli indicano la strada dell'andrologo».

Questo ci porta alla domanda che tutti i lettori si stanno ponendo: quanto si può ingrandire il membro? Tutti possono ambire a dimensioni extra-large tipo il leggendario John Holmes (il primo pornodivo a conquistare lo status di celebrità)?
«Questi sono miti metropolitani. Le persone che vengono da me sono persone con reali problemi fisiologici. E se hai carenze evidenti, di certo la chirurgia non può farti diventare un superdotato. Tecnicamente l'intervento di falloplastica consiste nell'inserire un cuneo in una cavità tra la vescica e l'osso pubico. Questo fa sì che anche la parte interna del pene, che solitamente è lunga tanto quanto la parte visibile, venga spinta all'esterno guadagnando così qualche centimetro. Stiamo parlando di un "allungamento" di 3-4 centimetri al massimo. Poi si incide il corpo del pene e viene inserito a livello sottocutaneo una sorta di "pellicola" che avvolge i corpi cavernosi del membro assicurando un maggior volume (così si guadagna un 20-25 per cento in più di diametro)».

  CONTINUA ...»

3 dicembre 2009
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